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11 Settembre 2013

Lettera a Kyenge

Buongiorno Signora Ministra,

Benvenuta nella mia città!

Sono Omorovbiye Efe Osemwegie, detta Blessing, sono nata in Nigeria 20 anni fa e da 10
vivo in Italia, a Piacenza.

Purtroppo non potrò essere al convegno a ascoltarLa e a applaudirLa perché oggi sarò
sottoposta ad un’operazione per me molto importante, che mi cambierà la vita: sarò
deinfibulata.

Lei, per me, rappresenta un segno di cambiamento del mio nuovo Paese (così lo considero
anche se burocraticamente sono ancora una straniera): l’Italia è ormai multiculturale e
finalmente, con Lei, lo è diventato anche il Governo.

Ho molta fiducia che il Suo lavoro renderà l’Italia più giusta ed accogliente, e quindi, più
ricca.

Non ascolti gli ignoranti che La insultano perché Lei ha una marcia in più. Noi immigrati,
che non vogliamo rimanere ingabbiati nei nostri “circoli chiusi”, abbiamo, infatti, tante
ricchezze e tante potenzialità da offrire all’Italia per renderla migliore.

Mi permetto di farLe avere con questa mia lettera la tesina “Migrazioni: nostalgie e
identità”, con la quale mi sono diplomata quest’anno, e il mio intervento che una mia ex
compagna di classe leggerà oggi pomeriggio in un workshop del convegno.

Grazie per tutto quello che ha fatto e che farà.

Con stima, i miei più cari saluti

Blessing dipinge
Blessing Manifestazione

18 Maggio 2019

Intervento manifestazione antirazzista

Mi chiamo Omorovbiye, detta Blessing.

Sono nata a Benin City, in Nigeria.

Sono arrivata in Italia nel 2003, 16 anni fa e da allora non sono più tornata in Africa.
In Italia ho frequentato le scuole dalla quinta elementare fino al conseguimento del
diploma di scuola secondaria di secondo grado.

Lavoro da quando avevo 17 anni. Ho avuto la fortuna di incontrare datori di lavoro
che mi hanno fatto lavorare sempre in regola.

Attualmente faccio un lavoro che mi piace un sacco: sono operatrice dell’accoglienza
in alcuni CAS, centri di accoglienza per richiedenti asilo. In questi ultimi anni ho
insegnato italiano come L2 a decine di donne e uomini che sono arrivati in Italia come
profughi, quasi tutti passando per i lager della Libia e i barconi nel Mediterraneo.

Grazie al decreto insicurezza, come lo chiamo io, il mio lavoro non esisterebbe più (le
ore di lezione di italiano per i richiedenti asilo sono state abolite). Il mio orario di
lavoro è stato ridotto e non so cosa mi aspetterà nelle prossime settimane.

Un giorno, davanti a casa, una persona si è rivolta a me con queste parole “negra di
merda tornate a casa tua”. È quello che stavo facendo, aprendo la porta di casa mia,
qui, a Piacenza, in Italia.

Mi sento italoafricana (o afroitaliana), la mia casa, la mia famiglia, il mio lavoro, la mia
vita è qui, a Piacenza. In Nigeria non ho un posto dove tornare.

L’anno scorso ho fatto domanda di cittadinanza e solo fra tre anni, forse, riuscirò ad
ottenere il documento ufficiale che prova quello che sono già: italiana!!!

Se avessero approvato la legge sullo IUS SOLI il diritto e dovere di essere italiana, che
da anni sento miei, li avrei già ottenuti insieme alle decine di migliaia di bambini,
ragazzi, giovani italiani di fatto ma non per la legge, come me.

Blessing

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